sabato 4 agosto 2012

Un altro utero alterato.

Erano le due di notte.
Tornavo da una serata con K (quello idiota, non il nostro). Rivolevo Il Capitale, che prima o poi lo leggerò e ci capirò qualcosa e Guida al Novecento che è la mia Bibbia dopo il Becherelle. Io gli ho riportato una felpa e il suo merdoso On the road. Ho fatto finta di dimenticarmi il libro di russo del '45 e i suoi vinili di conversazioni russe della zia defunta. Ma tanto non li voleva.
Poi una birra a San Lorenzo. E i suoi soliti progetti pieni di ottimismo, il suo affidarsi a persone che gli faranno favori e che gli risolveranno la vita. Mai che conti sulle sue forze. La noia. Avrei voluto andarmene. E invece ho recitato, come se la sua vita fosse di gran lunga migliore della mia. C'è stato un principio di discussione, ma l'abbiamo soffocata con non poco imbarazzo.
Che persona noiosa, che intellettualoide da quattro soldi, che ego spropositato rispetto alle sue reali capacità.

Ritornavo quindi in macchina, col mio audiolibro di 1Q84 di Murakami Haruki in francese.
Le due di notte, erano, quando mi sono ritrovata a percorrere la via della mia casa.
E improvvisamente due piccoli fari. Due piccoli fari gialli sulla strada, che puntavano verso di me. Ho sterzato disperatamente e pericolosamente, evitandoli. Ho parcheggiato. Sarei voluta tornare a casa. Ma qualcosa mi diceva di tornare lì.
I metri si accorciavano, e pan piano riuscivo a distinguere quella forma. In mezzo alla strada un gatto. Un bel pelo lungo, di un bianco sporcato dalla randagità e dalla vecchiaia. Un mantello perlato. Gli giro intorno, per conoscere il muso. I suoi occhi che poco prima mi stavano investendo.
Lo fisso, mi muovo, e percepisco anche il suo, di movimento.
Questo gatto è vivo.
Sdraiato, sulla strada, sembrava starsene lì, illeso, come quando prendono il sole. Ma qualcosa non andava, no.
Mi avvicino un po' di più, lo guardo meglio. La bocca era un po' aperta, si intravedevano i canini.
E non c'era movimento nei suoi occhi, mi sbagliavo. Degli occhi aperti, fissi sul nulla.
Ho cominciato a guardarli, e più passava il tempo, più qualcosa prendeva possesso di me. La paura.
Quei fari spalancati, che ancora riflettevano la luce su un corpo privo di vita. Gli occhi di un terrore, di chissà quale morte. Ero ipnotizzata, impietrita. Non riuscivo a staccarmene. Lì, in mezzo a quella strada, alle due di notte, avreste visto una ragazza affacciata col suo corpo vivo su quello di uno morto.
Mi dicevo 'fai che si riprenda, fai che sia vivo, fai che si muova, che io sappia che non sia quella la faccia della morte, perchè fa troppa paura'.
Ma non succedeva nulla, e qualcosa dentro di me cresceva.
Poi un click in testa. E ho cominciato a correre verso casa. 'Corri, se non vuoi urlare'.


Io ho una gatta.
Tornata da Parigi mia madre mi ha detto "Forse sta male".
Buffy sta male.
Ha un'endometrite, e anche grave. Lei è attiva, sveglia, come sempre, anche se forse un po' meno. E invece potrebbe morire di setticemia. Ecco cosa cazzo succede a lasciare il proprio animale per un mese ai miei genitori. Ecco cosa succede quando lasci solo un animale che ha soltanto te. Perchè lei odia tutti, tutti tranne me. Lei è una bastarda, ma da poco ho scoperto che possiede del sangue certosino. Lei è il gatto-cane. Mi fa le feste e mi difende da tutti.
Sono tre giorni che la veterinaria viene, e insieme la torturiamo. Ieri le abbiamo fatto uno di quei siringoni per l'antibiotico, quelli dal diametro di 4 o 5 cenimetri, quelli che anch'io avrei paura a farmeli fare. Io la tenevo con i guanti da giardino, perchè ormai non ne può più, ormai ha capito cosa le dobbiamo fare, e fa di tutto per difendersi, e io la amo per questo. Quando il liquido ha cominciato ad entrarle su per la collottola si è disperata. Ha cominciato a divincolarsi come poteva, tanto che ormai non mi sentivo più le dita, e le braccia mi facevano male. Nemmeno tre chili di gatto, e il suo istinto che invece mostra la forza di un uomo.
E poi il suo urlo. Un urlo acuto e soffocato, intenso e disperato. Un urlo che io non credevo fosse capace di fare. Che non le avevo mai sentito fare. Finchè poi non si è arresa alla fatica del dolore, con un lamento continuo, e una zampa sopra al muso. Un'espressione così umana. E a me pareva di violarla, nello stesso momento in cui la stringevo ancora più forte e sibilavo per farla calmare. Il mio era sangue freddo, e l'ho fatto solo per lei.

Quando e se l'infezione guarirà, occorrerà operarla subito. Ed il suo utero le sarà strappato via.

Io ho pensato molto a questa cosa.
Ho pensato a quanto sia stata stupida a non sterelizzarla, semplicemente perchè non volevo metterla sotto i ferri, e invece ora mi ritrovo esattamente allo stesso punto e col doppio dei rischi.
Ho pensato a quegli occhi morti sulla strada, che mi sanno di presagio.
E ho pensato al suo utero e al mio, e mentre lo facevo mi sono ritrovata un sorriso amaro in faccia.

A lei che è un fottuto gatto ma ha il mio carattere, che sono 8 anni che stiamo insieme in questa casa, appiccicate. Che ogni volta che la mattina suonava la sveglia, per non farmi addormentare mi attaccava i piedi e io la volevo uccidere. E che quando ero depressa lei lo sentiva, e me la ritrovavo sempre accanto. E quando piangevo, e lei si avvicinava un po' di più, e mi sfiorava di tanto in tanto. E quando è incazzata e glielo si legge in faccia. E i suoi miagolii quando ritorno da un lungo viaggio, che secondo me  è perchè mi insulta e mi da della stronza. E il suo essere sulle sue con tutti, ma quando la gente piace sul serio anche a me, lei è tranquilla e per un po' di tempo si fa anche accarezzare.
E il mio lasciarla sola per altre due settimane, ora. Domani parto per l'Inghilterra, e lei sarà sola ed ammalata. 

Ora è accovacciata su un angolo del divano, gli occhi vispi, come sempre, ma la stanchezza percepibile. Perchè lei non è mai stata sul divano.

Lei è forte, e non la fottono.
Gli occhi della morte sono diversi dai suoi.
E il suo utero diventerà alterato, un po' come lo è stato il mio.


Il mondo è un posto strano. Certe volte mi sembra che mi dia gli anni a tema, come se fossi ad una continua ed infinita festa in maschera. Ancora non ha capito però che io a queste feste non mi diverto così tanto.

mercoledì 1 agosto 2012

To Rome with hate.

Sono tornata a Roma ieri sera.



Mi sono fatta un pianterello a Fiumicino, uno stamattina dopo aver realizzato di essere nel mio letto, e uno a pranzo.
Ma va meglio. Pian piano mi adatto all'infelicità.
Sarò viziata, o quello che vi pare, ma io non riesco, non riesco proprio. Non riesco ad adattarmi alla mia vita. Non la accetto. Mi fa schifo, non sono io.
Io ho bisogno di volare, di viaggiare, di conoscere, scoprire, cambiare cambiare e cambiare sempre. Ho bisogno di sentirmi altrove, in ogni istante, per poter essere io.
E' che sento un grande squallore tutto intorno a me. Lo squallore è una cosa che proprio non sopporto.

Scusate, mi viene da vomitare.