giovedì 24 maggio 2012

L'accettazione di uno stato interessante.

Tornata a casa, mi sono precipitata a nascondere subito quei fogli, quella ricetta, quei testimoni scomodi. No, non avrebbero dovuto saperlo. Semplicemente non me la sentivo. Non ho mai avuto un rapporto molto aperto coi miei, poi in generale non mi sento mai a mio agio a parlare di me e dei miei sentimenti, e dirglielo mi sarebbe costato un sforzo che proprio non potevo permettermi di affrontare.

Così ho fatto finta di nulla, dicendo che era stato un pomeriggio divertente, che era da tanto tempo che io e le mie amiche non stavamo così bene. Ma poi, da sola, in camera, ho cominciato a guardarmi allo specchio.
Un profilo. Un profilo completamente piatto, come sempre, le solite ossa dei fianchi che sporgevano. Ma ora era diverso, ora sapevo che proprio in mezzo a quelle ossa c'era qualcosa.
In quel momento forse ho realizzato di stare avendo la possibilità di creare una vita. Della forza cosmica della quale ero investita. Mi sono sdraiata, e ho portato le mani alla pancia, concentrandomi sul calore che le mie pelli creavano toccandosi.
Già lo sapevo che non sarebbe stata una scelta facile. Voglio dire, quando sentivo parlare di ragazze più piccole di me che avevano già abortito, provavo sempre una sorta di doloroso e tragico rispetto nei loro confronti. Sentivo che nonostante fosse la scelta più intelligente da fare a quell'età, tutte loro sarebbero state comunque segnate dall'evento.

E invece quando mi chiedevo cos'avrei sentito io, se fossi stata nei loro panni, mi sembrava tutto più semplice. Non ho mai avuto il desiderio di avere bambini o di stare in loro compagnia, come accade invece alle mie amiche. Non ne ho mai voluti, mai ne vorrò, perchè so come sono, so di essere un'egoista, e non ho nessuna voglia di sacrificare la mia vita per un'altra persona, non ho nessuna intenzione di ridurmi alla normalità, come quelli che, raggiunta una certa età e avendo realizzato di non essere riusciti a raggiungere i propri obiettivi nella vita, decidono di ripiegare sul figlio. E poi mi sento ancora molto bambina, e credo di avere dei conti in sospeso con questa strana specie, perchè li invidio, li odio, e al tempo stesso non riesco a comunicare con loro, e mi imbarazzano.
Quindi credevo che per me sarebbe stato più facile fare questo passo. E invece...

Invece mi stavo accorgendo che era proprio una merda. Certo, l'idea che fra otto mesi, se non facessi nulla, potrebbe uscire un bambino (un cazzo di bambino) dal mio corpo e tutto quello che ne comportava mi faceva rabbrividire, ma...
La forza. Quella forza dentro di me. Tutte le energie incanalate verso la mia pancia. La creazione. Io in quel momento sentivo di star creando, sentivo di avere dentro qualcosa di veramente grande, forse una risposta, o un senso. Un'energia primitiva, talmente forte da piegare il mio corpo, da convogliarlo verso la produzione di qualcosa di intenso, autentico, naturale. Eh, sì, la natura.
Ecco, pensavo che forse di questo non mi volevo veramente liberare. Perchè per la prima volta nella mia vita sentivo dentro di me di star creando qualcosa di importante. Non è il bambino che mi mancherà, ma quest'energia, questa strana energia.

Sotto le coperte piagnucolavo. Sapevo che qualunque decisione avrei preso di certo mi avrebbe fatto parecchio male. Di certo mi avrebbe segnata per tutta la vita. Una persona o un fantasma, poco importava. Sapevo che non sarei stata più veramente sola.

3 commenti:

  1. Non entro nel merito della decisione visto che sono un cinico egoista anche io.
    Però mi piace molto la descrizione che dai di quello che ti senti.

    Bisognerebbe essere obbiettivi e razionali, ma da uomo non posso sapere cosa si prova ad avere quella sensazione di "creazione" come la chiami tu.

    E' bello li per li. Penso che fa piu paura l'idea del trauma piuttosto che il trauma stesso. Si passa sopra tutto.
    Se non lo avrai ora, lo avrai quando ne sarai sicura. Non c'è un solo tentativo nella vita.

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  2. Ero sicura che sarei stata obiettiva erazionale, ma per quanto possiamo ingannarci, il genere umano non è affatto razionale. Insomma, non è detto che la scelta migliore da fare sia necessariamente indolore.

    E sì, suppongo che per chi voglia un figlio e senta le cose come le sento io, la 'gestazione' sia uno dei momenti più belli della vita. Suppongo.

    Poi in realtà, il discorso è un po' più ampio. Ma lo svelerò tra qualche post, credo.

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  3. Attenderò con ansia da prestazione.

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